I nostri obiettivi
Alcuni di noi s’interrogano su cos’è oggi, o cos’è diventato, l’attivismo, specie internazionalista. Non solo sul versante delle strategie guida della macro-politica che ci trovano orfani di partiti e movimenti di riferimento, e di linee applicative in tante analisi, che comunque non mancano, però scarseggiano di possibilità applicative in diverse aree di crisi.
Il discorso s’approssima a quel genere di attivismo con cui taluni “cavalieri solitari” ritengono di agire per una causa seguendo schemi individuali. Una scelta che un tempo aveva radici ideologiche, ad esempio, nell’anarchia e vedeva su fronti paralleli e alternativi altri pensieri e progetti segnati da intenti collettivi.
Quelle gesta che segnano la storia di classi e popoli come Gramsci ricordava dal carcere al figlio Delio “… tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano a migliorare se stessi” (da “Lettere dal carcere”). Si sorvoli sul termine “uomini” inteso dal pensatore come umanità, senza esclusione per gli altri generi.
Insomma, l’impegno costruttivo per creare e lottare cerca voci, braccia, menti, cuori al plurale, fuori da ogni soggettivismo. Cosa, indubbiamente, difficile a farsi, ma per un secolo e oltre quest’approccio ha girato nella prassi militante. Chi ne fa tuttora una bandiera, o perlomeno un percorso imprescindibile, stenta a comprendere la figurae l’operato dell’attivista unico, che schiva collaborazioni e si mostra, e quasi esibisce, in un assolo che ben più forza riceverebbe compartecipando a percorsi con tutti coloro impegnati in cause comuni.
Sappiamo che le strade talvolta possono prendere indirizzi differenti, e sia. Ma è sul principio che ci piace riflettere. Sul diverso orizzonte di coloro che prima di se stessi vedono un fine, lo condividono e ragionano per stabilire comuni e migliori strategie; per convertire l’io in noi; per vivere il dono dell’azione (o dell’agitazione) non alla maniera d’una personale sfida, ma come progetto pianificato di trasformazione comune.
Nel quale anche il singolo nutre l’anima e gli ideali, perché combatte l’egoismo che vive in natura.